Il sorriso di un bimbo è una meraviglia, spegnerlo è una crudeltà. Il mare ha già spento troppi sorrisi, e quanti ancora ne spegnerà?
«Caro Marwan, dammi la mano. La fiducia che riponi in me mi strazia. Perché questa notte riesco solo a pensare a quanto è profondo il mare, a quanto è vasto e indifferente.
E a come sono impotente io, incapace di proteggerti. Non posso fare altro che pregare su questa spiaggia fredda, illuminata dalla luna, tra bambini che piangono e donne che si lamentano in lingue che non conosciamo…. Aspettiamo tutti con impazienza il sorgere del sole, eppure il pensiero di quel momento ci riempie di terrore….» (Khaled Hosseini, “La preghiera del mare”)

Se il piccolo Marwan fosse nostro figlio o il nostro nipotino, e ci trovassimo con lui su una spiaggia sconosciuta e fredda in attesa di salire su un barcone colabrodo, come ci sentiremmo? Pensiamo mai a quante volte la notizia di un piccolo migrante morto in mare ci ha lasciati indifferenti?
Certo, il fenomeno migratorio è uno stress per tutti. Lo è per gli Stati, che non riescono a gestire i flussi di ingresso e litigano tra loro. Lo è per noi cittadini, che non riusciamo a sopportare la presenza sulle strade di irregolari senza controllo. Lo è per i migranti stessi che non trovano un’accoglienza mirata all’integrazione.
Ma al di là di tutto, come possiamo sopportare che il sorriso di piccoli innocenti si spenga così, come possiamo distogliere lo sguardo e non intervenire? Dov’è finita la nostra umanità?
Sull’argomento è calato anche il silenzio dei media. Non se ne parla più. Il covid ha posto tutto in secondo piano. Nessuno fa niente, ma le migrazioni non si fermano e i bimbi, nel silenzio, continuano a morire in fondo al mare….
In copertina: foto di Ultima Margareth